
Una delle argomentazioni più dibattute è il finanziamento del Bio Distretto e gli aiuti alla conversione ecologica delle imprese agricole.
Sono dubbi e perplessità legittime per chi si appresta a firmare o a votare per il referendum (o a ipotizzare una soluzione simile per il territorio in cui vive).
Dubbi che però è utile dipanare, poiché la nuova Commissione Europea, guidata da Ursula Gertrud von der Leyen, è decisa a rendere sempre più sostenibile la PAC (Politica Agricola Comunitaria). Infatti, sebbene abbiano annunciato un taglio a bilancio del 5%, la PAC avrà un’impostazione prettamente sostenibile (come conferma anche Herbert Dorfmann in una sua recente intervista).

I 9 obiettivi della futura PAC sono:
- garantire un reddito equo agli agricoltori
- aumentare la competitività
- riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare
- azioni per contrastare i cambiamenti climatici
- tutelare l’ambiente
- salvaguardare il paesaggio e la biodiversità
- sostenere il ricambio generazionale
- sviluppare aree rurali dinamiche
- proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute.
Per permettere ad un territorio di ottemperare a questi obiettivi e di portarsi in linea con la politica Europea, il modello bio-distrettuale è quindi una formula in grado di intercettare numerosi bandi e contributi. Da intendersi non solo per sostenere un’agricoltura pulita e sostenibile, ma anche per sviluppare ricerca e innovazione, attivare le filiere corte e conciliare la tutela della biodiversità con lo sviluppo delle aree rurali.
In questo quadro, quindi, il Bio Distretto è un’organizzazione che coadiuva gli operatori dell’ospitalità, della ricerca, della tecnologia, dell’agricoltura e prende accordi con la pubblica amministrazione per garantire ai cittadini un ambiente salubre in cui vivere, un’alimentazione sana per i soggetti più deboli (mense scolastiche e ospedali), un sostegno a chi si rende sostenibile, un territorio unico ai turisti e alle prossime generazioni.